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Degrado degli organismi murari e rassegna delle metodologie di intervento

La particolare modalità costruttiva degli organismi murari determina il degrado delle strutture in quanto consiste nell’assemblaggio di elementi discontinui spesso non omogenei tra loro e aggregati insieme con la malta, che rappresenta l’anello debole del sistema. L’azione costante degli agenti atmosferici, acuita da infiltrazioni umide, provoca la perdita di consistenza della malta con conseguente disgregazione dell’apparato murario.

Come noto le strutture murarie lavorano essenziamente in compressione, quindi anche la perdita di funzionalità in piccole zone provoca l’accumulo di tenzioni nelle parti ancora efficienti. Tali porzioni vengono così sempre più impegnate dal punto di vista statico fino ad arrivare a situazioni al limite del collasso.

Sotto carichi verticali particolarmente elevati, si possono notare nell’apparato murario delle fessure con andamento parallelo alle tensioni stesse che si producono dopo lo schiacciamento dei letti di malta. Con l’avanzare del fenomeno di degrado, si possono notare anche dei rigonfiamenti trasversali all’azione stessa dei carichi, dovuti all’instabilità degli elementi snelli che si sono formati sotto carico di punta.

L’inervento di consolidamento negli edifici in muratura deve quindi risolvere questi fenomeni dovuti al deperimento delle malte e alle lesioni da dissesto.

Una delle tecniche più diffuse è l’utilizzo dell’intonaco armato che lavora proprio al confinamento laterale della parete muraria. Affinchè il comportamento del pannello originario di muratura venga migliorato, l’intervento deve essere realizzato con una malta di ottima qualità, che non fessura per ritiro e deve prevedere dei connettori trasversali passanti ed ancorati alle pareti armate applicate su entrambe le facce della muratura esistente.

Una tecnica che sta prendendo sempre più piede in Italia è il rinforzo strutturale tramite materiali compositi fibrorinforzati. Questi materiali innovativi, accomunati dalla combinazione di una fase fibrosa per la resistenza a trazione e una fase matrice per l’adesione e l’impregnazione, sono di varie tipologie a seconda del campo di utilizzo.

Gli FRP nascono dall’accoppiamento di fibre di varia natura (carbonio, vetro o aramide) con matrici organiche ovvero resine epossidiche e possono presentarsi come sistemi impregnanti in situ oppure in sistemi preformati.

Gli FRCM sono sistemi costituiti da reti di fibra di vario tipo o da fasce con trefoli in acciaio a elevata resistenza, inglobati all’interno di malte a base di calce o cementizie.

I sistemi CRM sono costituiti da reti di rinforzo inglobate all’interno di intonaci di spessore compreso tra 30 e 50 mm. In tali sistemi il collegamento è garantito da connettori trasversali passanti in modo da realizzare un placcaggio meccanico delle murature.

I sistemi FRC sono compositi fibrorinforzati con matrice cementizia, anche noti come calcestuzzi a elevata duttilità. Questa tecnologia traova impiego nelle strutture in cemento armato, sia in elevazione che nei solai.

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